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Tutte le ultime novità dal mondo FABI

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08/12

Una pelliccia verso Natale

Natale è alle porte: le nostre pellicce esaltano la femminilità e il fascino, e sono destinate ad una clientela squisitamente elegante e attenta ai dettagli di pregio.

La nuova collezione invernale di pellicceria firmata Fabi propone dunque capispalla che rispondono al desiderio di calore e morbidezza che sempre contraddistinguono questi autentici gioielli.

Materiali pregiatissimi si declinano su outerwear dal sapore diverso, targettizzati su outfit sostanzialmente differenti, pur sempre contraddistinti dal sapiente uso di lavorazioni artigianali.

Il classico di collezione utilizza pelli pregiate di volpe e morbido lapin, i tagli sono classici ed esaltano la femminilità e l’eleganza di questi capi dallo stile intramontabile, pezzi che non possono assolutamente mancare nel guardaroba della clientela più raffinata.

I colori? Ivory, light grey, aftermint.

L’ecofur, invece, si diverte con una selezione di pellicce dal sapore più trasgressivo, resi particolari sia per la scelta della vestibilità che per l’uso di mantelli  cromatici divertenti ed impreziositi da applicazioni in strass.

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07/12

Il Paradiso delle décolleté

Le décolleté, grazie alle loro forme pulite e ai tagli slanciati, regalano silhouette di elegante compostezza e sensualità.

La nostra proposta  è espressione di un preciso mood,  caratterizzata da un’allure estremamente affascinante.

Il piede è scoperto quanto basta, il tacco si declina su altezza diverse, così come le forme che ne derivano.

Decollété in vernice – Linee pulite e tagli classici per queste scarpe ultra femminili in vernice, tutte declinate in  colori puri e dal carattere fortemente elegante: un raffinato nude color, il rosso burgundy, il blu mezzanotte e l’imprescindibile nero.

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Decollété in camoscio –  La forma arrotondata di questa decoltè sposa altezze di tacco diverse e altrettante diverse interpretazioni di gusto. E’ una scarpa che esalta la classicità degli outfit quando la si realizza in combinazione con la lana bouclè, mentre trova la propria anima rock laddove la si impreziosisce di borchie e dettagli metal.

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Decollété in croco anticato – Unicità, originalità ed artigianalità sono tre caratteristiche che descrivono al meglio questi modelli, in quanto sono scarpe preziose ad alto contenuto manifatturiero. I pellami sono dipinti e tamponati a mano da mastri artigiani che sanno creare affascinanti sfumature di colore. Il risultato che si ottiene? Un capolavoro che porta la firma Fabi e  parla della vera essenza del Made in Italy.

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15/11

Un inverno ricco di sneakers

Per la moda autunno inverno 2017/2018 Fabi ha concepito e sviluppato sneakers che vanno  incontro alle esigenze di uomini di classe amanti dell’eleganza e della comodità,  che apprezzano il cotè sportivo per l’outfit di tutti i giorni.

Pellami d’eccellenza e  design d’avanguardia si fondono e creano calzature dalle  linee pulite con una combinazione cromatica sobria e d’effetto. La scarpa sportiva diventa una calzatura di lusso, una valida alternativa everyday alla classica scarpa formale.

Running di lusso – Le linee richiamano un design classico, ma grazie ai materiali e alla lavorazione artigianale della tomaia, l’essenza che ne arriva è una sneaker elegantissima dal profilo risoluto, disponibile anche con una calda fodera in shearling.

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Le sneaker sport-chic – Linee sportive ed estetica minimale per queste calzature dal sapore basico e l’anima fresca, caratteristiche che vengono accentuate grazie all’uso sapiente di pellami morbidi come la nappa e dettagli incisivi come le zip che fanno motivo sia nella versione nell’allacciata bassa che in quella a polacchino.

Urban mountain sneakers – Questa calzatura è la massima espressione di una costante ricerca creativa, nella fattispecie sono state concepite scarpe che fondono al meglio due anime distinte: il lusso caldo e rilassato della scarpa da montagna con la raffinatezza della scarpa cittadina. I materiali sono assolutamente pregiati e le lavorazioni squisitamente artigianali, come da oltre 50 anni a questa parte Fabi offre ai suoi affezionati clienti in tutto il mondo.

Scopri la nostra collezione di sneakers su www.fabiboutique.com

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02/08

THE FABI ESSENCES DIARIES #34

“Credevamo di cambiare il mondo, invece è stato il mondo a cambiare noi.”

02 Agosto 2017, un Mercoledì dal sapore amarcord

Suite #34 – Hotel ME Milan Il Duca, piazza della Repubblica 13

Ore 18.50.
Sono seduta sul ciglio del letto.
In mano ho una busta da lettere senza nessun indirizzo. Nessun mittente.
Solo un “A Silvia” scritto a mano. Un bel corsivo, elegante.
La apro e il cuore mi balza in gola.
Un profumo inconfondibile ha fatto capolino dai bordi ora aperti.
Il legno umido, l’uva, il sole a seccare la terra.
Dalla busta cade un ciondolo, metà luna e metà stella.
Sopraffatta dai ricordi mi lascio cadere sul cuscino, volando.
Il liceo artistico. Le colonne di San Lorenzo. L’estate dell’89. La felicità.
“Radio RoofTop Bar. Ore 22. A dopo.” È l’unica cosa che c’è scritta dentro.

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Ore 19.
Continuo a vagare per la stanza. Volevo la #34 ma è già occupata.
Sono nervoso. Succede solo quando non riesco a controllare le emozioni.
La mia mano destra sta sventolando una busta che recita “A Simone”. La calligrafia mi è famigliare.
Ma non riesco a capire chi potrebbe averla scritta.

I primi secondi dopo averla aperta il mondo ha smesso di girare.
Dalla busta sono usciti aromi della mia – della nostra! – adolescenza.
Agrumi. Rosmarino. Del vecchio Gin. E una piccola chiave.
Chiunque sia, mi conosce da tanto tempo.
Da quando andavamo alla “Sacrestia”, locale di culto sui Navigli. Dai tempi delle scorribande sulla balera. Da quel 1989 storico per tutti.
Un foglio quasi completamente bianco m’invita ad andare al Radio RoofTop Bar alle 22.
Sono indeciso, non sempre è un bene resuscitare il Passato.

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Ore 19.10.
“A Federico”. Nient’altro. Ma così non vale!
Eddalla qualche informazione no?! E invece no.
Solo uno stupido appuntamento al Radio RoofTop Bar.
Perchè mi tremano le mani?
È solo un giochetto. Qualcuno che mi prende in giro. Non solo la frase che ripetevo come un mantra quando ero giovane. No. Anche il profumo di quell’estate. Il ginepro. Il muschio sui muretti.
Quel bacio in Via Brera. La chitarra di Simo. I canti e i balli e l’amore perduto.
“Quando si rischia la vita con qualcuno ci rimani sempre attaccato come se il pericolo non fosse passato mai.”
Devo uscire da questa stanza. Che ore sono??

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È stato Stefano a chiedermi di distribuire le buste.
Si è presentato oggi pomeriggio al Radio RoofTop Bar con una piccola boccetta di profumo artigianale.
Si è presentato solo con il nome e mi ha detto con cortesia di mettere un po’ di fragranza in ciascuna lettera.
Di richiuderle e consegnarle in tre suite precise.

Poi mi ha chiesto un piacere strano. Usare il profumo per creare un cocktail che lo ricordasse.
Sarebbe servito per l’incontro di questa sera.
“Un incontro dal sapore amarcord” mi ha detto.
Ho cercato di fare del mio meglio, ho aggiunto delle erbe aromatiche, del succo di limone. Del buon Porto. E ora sono quasi le dieci.

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Li vedo salire, uno dopo l’altro.
Eccoli incontrarsi, basiti ed increduli, sulla terrazza con vista su Porta Nuova. Le stelle alte in cielo.
Simone, un uomo sovrappeso, alto, dallo sguardo intelligente e la barba incolta, dopo pochi secondi di titubanza abbraccia forte Federico. Sportivo, in camicia e già sudatissimo.
Li osservo da lontano, Stefano sta per arrivare anche se loro ancora non lo sanno.

Silvia è un po’ imbarazzata, tenera ed esile nel suo impaccio. Ma l’incrocio di sguardi con Federico racconta tante cose che solo loro sanno.
E l’abbraccio che li unisce è lungo, sussurrato, dolce.
Quello con Simone è diverso, ma altrettanto emozionante. Stretto, vigoroso, la testa sulla spalla. Gli occhi chiusi e le labbra sorridenti.
Vincono i gesti, più che le parole. Ci si bacia, ci si abbraccia, ci si sfiora.
Poi è il turno di Stefano.

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“Ben ritrovati, amici miei!”
I tre si girano all’unisono, gli occhi sgranati dalla sorpresa e dalla gioia.
Stefano mi aveva preparato a tutto, parlandomi della loro grande amicizia. Delle diverse strade prese con l’università. Di un’estate indimenticabile. E del profumo dei loro ricordi.
Mi avvicino con quattro cocktails gemelli.
Bicchieri di vetro forti, particolari, pieni di ghiaccio e degli ingredienti che li avevano uniti.
Stefano osserva il suo drink, abbracciando Federico.
“Mi mancavate, sapete?”
Silvia ride e piange. Simone inizia a farle domande a raffica. Federico ascolta e sorride.

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Stefano li lascia sfogare, si lancia in aneddoti sepolti dalle sabbie del Tempo scatenando la girandola sfavillante, malinconica e soave delle loro memorie collettive. Dell’estate magica dell’89.
Poi alza in alto il bicchiere.
“Ma adesso a Noi, come si diceva ai bei tempi!”

A Voi, cari amici.
Sperando che il #34 vi aiuti a rispondere alla Domanda che da sempre mi tormenta: “Vincerà l’amicizia o l’amore? Sceglieremo di essere onesti o felici?”
Fatemi sapere…e intanto buonanotte e buona fortuna.
Marco Dognini, bartender.

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“Fabi Essence #34 – AMARCORD” narrated by Michele Pettene

Quotes from “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola

 

28/07

THE FABI ESSENCES DIARIES #43

“Uno straordinario concorso di circostanze mi portava a vivere più vite parallele, e a incontrare persone molto diverse tra loro.”

27 Luglio 2017, un Giovedì sorprendente

Suite #43 – Hotel ME Milan Il Duca, piazza della Repubblica 13

Mi bisbigliano “Suite Numero 43. Ospiti speciali”. Un brivido lungo tutta la schiena.
Solitamente non accade che io dubiti del mio lavoro. Sono piuttosto sicuro dei miei cocktails, anche di quelli che preparo ad hoc per i nostri clienti più sofisticati.
Ma la #43 fa storia a sé.
È come un appuntamento al buio.
Con la lieve differenza che una ragazza alla peggio non la rivedi più, mentre se qualcosa và storto nella #43…beh…sei semplicemente fottuto. Come dire, un minimo di pressione la si avverte.
Il problema principale?
La Numero 43 ha SEMPRE “ospiti speciali”.

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Scendo con la mia personalissima “valigetta degli attrezzi” dal mio laboratorio artistico, il celeberrimo Radio RoofTop Bar al decimo piano, e mi dirigo in fondo al primo piano del Me Milan Il Duca.
Il livello lo conosco a memoria: fuori dall’ascensore mi accoglie una sedia rossa – un modello d’arte contemporanea  del designer Aldo Rossi – silenziosa e solenne.
Sulla sinistra, un quadro ispirato a Parigi.
Poi si gira a destra, fino in fondo al corridoio.
Non so chi mi aspetti dietro l’ingresso della #43, ma il primo indizio riesco a raccoglierlo prima di bussare.

Dalla suite sembra fuoriuscire un vago profumo, un tenue contrasto di fiori, piante esotiche, frutta.
Anche del fumo, sigari cubani probabilmente.
Attendo qualche istante prima di bussare: le voci dall’interno, maschili e profonde, stanno discutendo animatamente.
Toc toc. “Sono Marco, il bartender…”

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L’istante in cui si apre la porta è quello in cui percepisco che quelli sono clienti più “speciali” degli altri.
Il fumo è talmente denso che fatico a riconoscere i lineamenti di chi mi ha aperto e mi ha stretto frettolosamente la mano.
Ma è un fumo dal buon sapore. Tra le narici mi si incuneano odori di pompelmo e geranio, onnipresenti.
Poso le mie cose su un angolo del tavolo e osservo con la coda dell’occhio la situazione.

Un uomo alto, dai capelli radi e bianchi, magro e nobile nel portamento, sta fumando come una ciminiera.
Vicino al tavolo da biliardo confabula stretto con quello che sembra essere una sorta di collega, o partner d’affari.
Intercetto solo alcune parole. “Tempo”. “Petrolio”. “Discrezione”. “Concorrenza”. “Borsa”.
Qualcosa di “grosso” sta succedendo, anche se non ne intuisco la vera entità.
L’aura della Numero 43, ancora una volta.
Non ci sono altre “gemelle” della stessa grandezza, lusso, fascino. Imprevedibilità.

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Parlare il meno possibile. Fare finta di essere sordi. L’unica informazione che mi è stata data è “Alta finanza”, oltre ad un certo qual grado di segretezza della cosa.
Mentre tento di astrarmi da quella conversazione di cui dovrei sapere il meno possibile l’altro personaggio, un po’ sovrappeso e con un gessato nero a strisce bianche, mi rivolge bruscamente la parola. “Due cocktail grazie. Uguali per entrambi. Entrambi vincenti.”

Incrocio lo sguardo dei due tra le nuvole di fumo. Capisco che non sono colleghi.
Stanno trattando. Ora ne avverto la tensione. Solo quel profumo continua a trasmettermi una calma surreale.
Mi concentro su quegli odori così inusuali per la #43, e inizio. Vodka. Spremuta fresca di pompelmo. Uno dei miei frutti orientali preferiti, lo yuzu. Poi mi lascio ispirare dall’atmosfera “calda”, e inserisco nella ricetta improvvisata anche del miele e del pepe nero.
Ora i due clienti si sono seduti sul divano, continuando a parlottare fitti, quasi irritati. Il contrasto con le fotografie delle modelle sopra le loro teste mi fa sorridere.
“Non si dovrebbe mai desiderare troppo” – sento dire al più vecchio – “Perché si rischia sempre di ottenere quel che si desidera.”

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Shakero il tutto, confezionando perbene i due bicchieri – alti e stretti – che rifinisco con degli spruzzi di soda e degli spicchi di arancia. Cerco di farli il più identici possibili, stessa gradazione di ingredienti, stesso colore. Stesso profumo.
A preparativi ultimati sollevo il vassoio e chiedo con rispetto se posso avvicinarmi.
Il più vecchio annuisce, facendomi segno con la mano.
Hanno interrotto il dialogo, sembrano stremati e attenti solo ai miei movimenti, come due vecchi felini ancora a caccia.
“Non lo disse ad alta voce perché sapeva che a dirle, le cose belle non succedono.”

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Sollevati da quella pausa afferrano in contemporanea i drink, ma non brindano, portandoli direttamente alle labbra.
Non si guardano.
Solo dopo due lunghi e silenziosi sorsi tornano a rivolgersi la parola.
I toni sembrano più distesi, i movimenti più amichevoli. Quasi rilassati.
Il sigaro dell’uomo in gessato si sta lentamente consumando nel posacenere.
Mi congedano, ringraziandomi.
Sembrano sorridere, è la prima volta da quando sono entrato che non li scorgo con le sopracciglia aggrottate.

Li ringrazio a mia volta, salutandoli.
Raccolgo le mie cose, provando invano a capire da dove arrivi quel profumo.
Esco dalla Numero 43, l’adrenalina che pompa nelle mie vene e il cuore dai battiti irregolari.
Mi lascio alle spalle la porta, ma non resisto al richiamo ancestrale della curiosità.
Prima di richiuderla del tutto, lancio un’ultima occhiata dalla fessura.
Stanno ancora sorridendo, la mano destra tesa l’uno verso l’altro.
Non saprò mai i loro nomi.
Ma forse loro ricorderanno il mio cocktail #43.
“Ogni giorno è un nuovo giorno.”

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“Fabi Essence #43 – MIND AND SPIRIT” narrated by Michele Pettene

Quotes from Ernest Hemingway

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