Una Pasqua (e soprattutto una Pasquetta) all’aria aperta. Non potendo darvi garanzie sulle condizioni meteo previste per le due giornate di festa, ho però riflettuto su 3 aree naturali della nostra regione che meritano almeno uno sguardo.

La più conosciuta, ovviamente, è quella del Conero, con il suo profilo distinguibile a distanza di chilometri. Accanto ho messo l’estremità settentrionale, con il Parco del San Bartolo, e quella meridionale, con la Riserva della Sentina: due contenitori di suggestioni ed autentiche meraviglie.

Ma partiamo da sud, con piccole ma indispensabili istruzioni per l’uso: più che le (mie) parole, potranno le immagini. Comprese quelle regalatemi da un amico, Adis Bacinovic, capace di fermare magicamente ogni sfumatura di questo pezzo importante d’Italia.

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La Riserva della Sentina, dicevamo. Uno spettacolare incrocio di silenzi, voci di uccelli, tronchi adagiati sulla sabbia, punti di avvistamento e resti di insediamenti di un secolo che, a ridosso del fiume Tronto, ha visto trasformarsi questo tratto di costa. Ma qui, dove appezzamenti coltivati, dune e ambienti umidi segnano il confine con l’Abruzzo, è di una semplicità disarmante ritrovare l’unicità del rumore dei propri passi, il significato di un colore come di una traiettoria. Ed è proprio qui, punto di riposo di volatili migranti, culla delle biodiversità, con un torrione cinquecentesco a spingere ancora più indietro nel tempo, che i polmoni si riempiono di stupore.

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Sensazione, questa, che marca indelebilmente anche la salita verso il Passo del Lupo, su quel Monte Conero che sembra abbracciare quanto di meglio questa regione ha da offrire: i riflessi del mare, con pareti verticali sulle quali l’uomo ha saputo disegnare sentieri; i filari del Rosso Conero, fluttuanti e capaci di narrare la fatica ancestrale dei nostri agricoltori; le sue grotte pregne di mistero; Portonovo e i Sassi Neri; e poi Numana e Sirolo salendo da sud, fino alla maestosità di Ancona una volta attraversati gli oltre 6.000 ettari di parco. Ma è da sopra, da una prospettiva unica, che tutto si modella. Togliendo, questa volta sì, il respiro. Con fatica si sceglie la giusta direzione per gli occhi. Perché persino alle spalle, tra quegli alberi che sanno guidarti fino al punto perfetto, si riesce a scovare un dettaglio carico di stimoli.

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Considerato il “fratello minore” del Conero, il Parco naturale del Monte San Bartolo, perla incastonata tra Pesaro e Gabicce, si presenta con contorni simili, con una vegetazione che si fa scrigno di una narrazione variegata, tra luoghi come Casteldimezzo e Fiorenzuola di Focara, passando per la magnifica Villaimperiale. L’amalgama tra le acque dell’Adriatico e i promontori rasenta, anche qui la perfezione. E accanto a passeggiate ed escursioni di variegata fattura, con gli immancabili vigneti, il San Bartolo regala anche un viaggio a ritroso tra il III e il IV secolo dopo Cristo, in quell’area archeologica di Colombarone che segna la presenza dei romani.

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ANDREA BRACONI