Quell’applauso spontaneo è stato il momento che ha segnato in maniera indelebile l’apertura di RisorgiMarche. Tutte quelle mani che hanno iniziare a dare il ritmo all’elenco dei luoghi e delle regioni di provenienza delle oltre 2.500 persone sedute sul prato sopra Spelonga, nel territorio del Comune di Arquata del Tronto, hanno strattonato anche la voce di Neri Marcorè, che di RisorgiMarche è l’ideatore e il promotore.

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Non solo marchigiani, quindi, ma decine e decine di toscani, abruzzesi, umbri, molisani e laziali hanno scelto di camminare, di salire lungo quei 5 chilometri di asfalto rovente e quell’ultimo tratto di circa 1.000 di sterrato. Soltanto per un grande abbraccio collettivo.

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Un abbraccio al quale ha dato energia Niccolò Fabi, capace di seminare, con le sue riflessioni sempre profonde e con quelle melodie che non mancano mai di far lievitare lo spirito (arricchite dalle suggestioni dello Gnu Quartet), la consapevolezza di una comunità che può e deve stringersi, oggi con ancora più determinazione.

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Dietro di lui il Vettore, montagna che custodisce insieme il fascino dei Sibillini e quella violenza che tanti morti ha fatto e tanti danni ancora si porta dietro. E non soltanto lungo il suo profilo.

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Ma ieri, nonostante qualche immancabile foto alle macerie tra le frazioni di Faete e Spelonga e ad una Arquata immobile dall’altra parte della vallata, è stata la giornata dei colori. Una moltitudine di colori, in movimento o distesi a terra, appesi ad asciugare ad un filo o stretti in un abbraccio.

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Con il bianco indossato da Niccolò Fabi e Neri Marcorè a regalare un’intimità quanto mai necessaria, nonostante l’imponente colpo d’occhio.

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E poi loro, gli arquatani, per un giorno sotto i riflettori per i sorrisi e per le t-shirt anch’esse colorate. Perché “il coraggio non trema”, come continuano ad imprimere su ogni tessuto e come lo stesso Marcorè sta provando a far comprendere, anche a chi finora ha avuto una percezione solo mediatica di quanto accaduto da quella notte del 24 agosto.

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Ci vuole coraggio ad immaginare un festival in luoghi accessibili soltanto camminando.

Ci vuole coraggio ad immaginare un festival senza palchi.

Ci vuole coraggio ad immaginare un festival con inizio sempre alle ore 16.30.

Ci vuole coraggio ad immaginare un festival guardando in faccia la realtà.

Ieri da parte di Marcorè, Fabi, Gnu Quartet, Tofoni (che cura la produzione artistica), Mazzoni (impegnato con le isole del gusto e lo street food), del sindaco di Arquata e dei suo collaboratori, di ogni membro dello staff organizzativo, ogni singolo volontario dislocato nelle aree stabilite ed ogni spettatore, bambino o adulto, che è salito lassù c’è stata la dimostrazione di uno straordinario coraggio.

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Il coraggio di crederci. Sempre. Nonostante tutto.

ANDREA BRACONI

FOTO DI PAOLA FELICETTI